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UN GIORNO COME UN ALTRO tratto da D&F n°12 Venerdì 17 novembre 2007, Sono le 7:30 del mattino. Il Land Cruiser è pronto per il viaggio al villaggio di Ibaga che dista 45 Km. Da Ikonda. Josephine la coordinatrice dei programmi di assistenza alimentare e della Caritas dell’ospedale affida all’autista gli scatoloni contenenti il latte per i 15 bambini del villaggio di Ibaga e il cibo mensile per le famiglie di 32 mamme sieropositive. Viene caricato il tutto. A Ibaga oggi è anche il turno della clinica mobile per i bambini e le mamme in gravidanza e della clinica PMTCT (prevenzione trasmissione dell’HIV/AIDS tra madre e bambino). Giungono le tre ostetriche: Sixberta, Maxenzia e Bernardette: che caricano i cool boxes con i vaccini i kits per i test dell’IHV delle mamme in gravidanza e tutto quanto serve per le visite e le cure dei bambini e medicine di pronto intervento. Sixberta, la coordinatrice della clinica mobile, ricontrolla il tutto e chiede alla Josephine di aggiungere altre razioni di cibo e latte per eventuali emergenze o nuovi casi. La macchina parte. L’autista Sosetens conosce a memoria la strada per averla fatte decine e decine di volte. I primi 30 Km. sono relativamente facili. Poi negli ultimi 15 Km. La strada si trasforma in una pista sconnessa e piena di buche. Ancora un ultimo tratto con il ponte fatto di tronchi. Oggi non piove e si passa bene. Appaiono le prime case di Ibaga. Un villaggio di circa 1.500 persone situato a 2.300 metri sul livello del mare. Siamo sulla cresta orientale della Ritf Valley. Una volta qui c’era un lago che ora si è svuotato a causa delle crepe sui fondali causate dai frequenti e innocui terremoti, lasciando posto a una conca verde ed umida attraversata da un ruscello limpido. Le mamme e i bambini e anche qualche papà sono già radunati nella casa ambulatorio costruita dalla stessa gente del villaggio. Si comincia. Ogni bambino ha la sua scheda. Oggi sono 107. Si pesano i bambini. Seguono quelli delle vaccinazioni. La Sixberta si prende cura delle mamme in gravidanza e comincia le visite. Oggi sono solo 26. In un’altra stanza la Maxenzia incontra singolarmente le mamme che vogliono fare il test dell’HIV. Oggi ci sono anche due coppie di sposi. In un’altra stanza, Bernardette visita i bambini denutriti o malnutriti o con qualche problema che gli vengono segnalati da Sixberta. Il tutto avviene tra il vociferare delle mamme, gli strilli dei bambini che hanno paura delle vaccinazioni. Il più indaffarato è Sostenes che con l’aiuto dei due coordinatori del villaggio deve distribuire il latte ai 15 bambini sieropositivi e le razioni di cibo mensili alle famiglie delle 32 mamme sieropositive. Tutto però prosegue veloce e con ordine. La gente di Ibaga è educata e collabora. Sono quasi le 3 del pomeriggio quando Sixberta esce e chiede a Sostenes di portargli le razioni supplementari di latte e cibo. Alla lista vengono aggiunti due bambini per il latte e due mamme per l’assistenza alimentare mensile. Le visite sono terminate. Tutto è andato per il meglio anche se 2 nuove mamme sono risultate sieropositive. Verranno inviatte a venire all’ospedale presso la HOV/AIDS Clinic e ad entarre nel programma della “maternità sicura”. Tutto dipenderà dai loro mariti. Infatti molti uomini non permettono alle loro mogli di entrare nel programma e tanto meno di farsi testare loro stessi. Arriva il capo del villaggio seguito da tre ragazze che portano il pranzo il pranzo per le ostetriche e per l’autista: patate bollite e fagioli. La gente di Ibaga è sempre molto ospitale e pronta a condividere quel poco che ha. È ora di rientrare, ma prima si fanno salire sulla macchina 2 mamme, un uomo e un bambino. Sono ammalati piuttosto gravi. Sixberta consiglia per il loro il ricovero a Ikonda. Si ritorna. Uscendo dal villaggio, bambini, mamme e gli uomini che ritornano dai campi salutano festanti la macchina che lascia il loro villaggio. La pista scende e sale e dopo oltre due ore di “scarrozzamento” la macchina rientra all’ospedale. Vengono ricoverati i 4 ammalati. Le ostetriche rientrano alle loro case impolverate chiacchierando serenamente tra loro. Sostenes parcheggia il fuoristrada. Domani lo revisionerà e lo pulirà per bene (Sixberta è molto esigente sulla pulizia), perché tra due giorni si ripartirà per il giro della Home Base Care (cura a domicilio degli ammalati di AIDS e terminali). Ci sarà un altro team di infermieri/e, anche se Sostens, in confidenza, mi ha detto che preferisce quello delle ostetriche. |
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