CERNUSCO LOMBARDONE |
NATALINA ISELLA La storia, le immagini, gli scritti... |
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CHI E' NATALINA? Suora laica, Cernusco la ospita presso la casa San Paolo; è in missione nella Repubblica del Congo da più di vent'anni; il centro presso cui presta servizio si trova a Bukavu, cittadina che si estende sul lago Kivu con cinque lingue di terra a confine con il Ruanda. Si estende fino a 2100 metri d’altezza e mentre i ricchi hanno occupato questa zona lacustre, nell’entro-terra ci sono numerose baracche molto vicine tra di loro. Il centro Ek’Abana (che significa casa ai bambini) si trova ai piedi della collina vicino a una scarpata, a prova anche di terremoto.
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Carissimi,
ottobre 2012
- NATALINA ISELLA - lettera - "ll lavoro in questo periodo di Natale è sempre molto perchè in un ambiente con i bambini bisogna aiutarli a vivere la gioia del Natale e così con loro a partire dal primo di dicembre abbiamo incominciato a fare gli addobbi. Stelline di carta ritagliate da loro, capannine sullo stile delle loro capanne in ogni angolo del centro, poi al posto del muschio abbiamo fatto seccare dell’erba da giardino e abbiamo fatto i vari presepi con quest’erba e l’effetto è stato ottimo, con la stradina di sassi e la segatura, proprio come facevo io a casa mia quando ero bambina. Le statuette erano fatte con il filo di ferro e scorze di banane, l’effetto è stato molto bello abbiamo fatto i personaggi che volevamo noi, così tutti hanno fatto qualcosa dai piccoli ai grandi, poi all’ultimo momento invece di mettere il pino vicino al presepe abbiamo messo un bel banano. Alla fine proprio alla vigilia di Natale tutto era pronto per accogliere Gesù Bambino, anche la gioia e l’entusiasmo dei bambini erano andati crescendo finché alla vigilia mi hanno chiesto: allora quando è Natale? noi siamo pronti...... bellissima la loro domanda......Natale è un giorno di festa che bisogna preparare con cura per gustare tutta la gioia che si nasconde nel grande mistero dell’incarnazione di un Dio fatto bambino......a Natale bisogna incominciare a fermarsi a meditare a vedere perché abbiamo fatto tutto questo, a riscoprire il senso di ogni cosa, perché è Gesù che assumendo la natura umana valorizza ogni cosa umana e la riempie di senso... Ecco un piccolo pensiero per il vostro giornalino con tanti tanti auguri di pace per il nuovo anno che viene, in alto i cuori....ancora grazie della vostra amicizia" Natalina dicembre 2011 INTERVISTA A NATALINA ISELLA , tornata a Kiwu a metà ottobre (2009) - Com'è la situazione ora nella Repubblica del Congo, a Kiwu in particolare? E’ difficile rispondere a questa domanda perché la situazione non è uguale in tutto il Congo, ad es. nella zona del Kivu stanno ancora facendo delle operazioni di guerra, dicono per mandar via dalla foresta i vecchi militari del Rwanda, rifugiatisi al tempo del genocidio e che continuano ad essere armati. In altri parti del Congo la guerra è finita, ma la situazione economica e sociale è ancora deplorevole perché la gente vive sempre nella miseria, gli agenti dello stato non son pagati regolarmente come insegnanti i militari , poliziotti, amministratori…. non c’è lavoro e da noi c’è ancora molta insicurezza nelle campagna e così la gente abbandona la campagna per venire in città creando problemi enormi di sovrappopolazione e di abbandono delle culture col rischio di avere delle vere e proprie carestie non coltivando più per paura dei militari che saccheggiano tutto. -Ci sono stati particolari momenti che ricordi di paura o di forti ingiustizie? Le ingiustizie sono talmente tante che fanno parte del sistema corrotto a tutti i livelli, a livello di sfruttamento delle risorse naturali, al livello della giustizia dei tribunali, al punto che se ad es. si osa mettere in prigione un uomo che ha violentato una ragazza questi corrompendo esce ed è capace di far diventare colpevole la ragazza. Momenti di particolare paura sono sempre i momenti quando senti che attorno a te le armi che fischiano. - Quanto ha risentito il vostro centro ek'ebana per via di questa situazione? Il nostro Centro è nato proprio per far fronte a questo degrado materiale e morale creato con la guerra, perché prima non si era mai sentito di bambine accusate di essere delle streghe o violentate o abbandonate a loro stesse. - Come proseguono le attività al centro?E’ cresciuto o diminuito il numero delle bambine che accogliete? Ci sono novità? Più o meno il numero delle bambine del centro rimane stazionario, nel senso che c’è sempre un riciclo, alcune vengono inserite dopo un certo periodo di recupero e di riconciliazione familiare altri casi nuovi vengono, le novità ci sono nel senso che abbiamo tanti bambini che seguiamo come sostegno scolastico per cercare di toglierli dalla strada. - In concreto di che cosa avete bisogno? Avremmo bisogno di un paio di volontari bravi che vengono a fare il doposcuola a tutti questi bambini del recupero scolastico.
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République Démocratique du Bukawu, giugno 2009,
Carissimo
Dario, grazie del tuo messaggio, per quanto riguarda la situazione del paese
ROME,
Mardi 9 juin 2009 (ZENIT.org) - Les évêques de l'Assemblée épiscopale
provinciale de Bukavu (ASSEPB), réunis du 25 au 30 mai, ont souhaité attiré « l'attention
de toute la Communauté nationale et internationale sur la nécessité et l'urgence
de prendre à cour la crise qui perdure » en République Démocratique du Congo.
-25 gennaio 2009
Carissimi, Ciao, Natalina |
Bukavu, 12 dicembre 2008, Carissimi amici di D&F, grazie per l’invito fattomi a dire qualcosa, mi dovete scusare, ma il tempo è poco e anche la corrente non sempre c’è, e tutto questo mi impedisce di essere rapida nello scrivere. Ci sarebbero tante cose da dire perché ogni giorno ha la sua gioia e la sua pena ma quando si scrive per forza di cose bisogna selezionare quello che si vuole dire. In questi giorni stiamo preparando il Natale e come simbolo, per aiutare le bambine a entrare nel clima di preparazione natalizio, abbiamo scelto una lampada a petrolio, sul cartellone abbiamo scritto: andiamo a Betlemme con le nostre lampade. La lampada a petrolio è un oggetto ordinario che tutti i bambini conoscono perché non manca mai in una casa anche la più povera, in quanto la corrente non c’è per la maggioranza della gente. Quello che mi ha stupito prendendo questo simbolo è il racconto che ci ha fatto la mamma che resta con le bambine alla notte. La mamma ha incominciato a dire che nel tempo, prima che incominciassero le guerre a ripetizione, ( queste sono incominciate a partire dal 1994, e tutte le nostre bambine non erano ancora nate), si celebrava la messa proprio a mezzanotte perché non c’era pericolo di guerra come ora. Andando a Messa a Mezzanotte tutti erano muniti di lampade a petrolio perché la notte era proprio profonda senza nessuna luce sui sentieri, si vedeva una fila di lumicini su ogni collina, e la gente sentiva una grande gioia a vedere, che in ogni direzione c’erano dei lumi che arrivavano, e portavano i tamburi e i giovani suonavano il tamburo tutta strada per segnare il passo a chi veniva dietro, le bambine ascoltavano incantate…e attraverso l’analisi di tutte le parti della lampada dal vetro che deve essere tenuto pulito allo stoppino che bisogna tagliar bene, si cerca di fare le applicazioni pratiche per preparare il nostro cuore perché come dice s.Paolo ai Tessalonicesi: il nostro corpo il nostro spirito e la nostra anima siano trovati puri per l’incontro col Signore. Ora invece si celebra alle 4 del pomeriggio per evitare i problemi della sera con i blocchi e le ronde dei militari e pericoli sempre in agguato, la bella poesia dei lumini incantati non c’è più, ma vi assicuro che alle bambine non manca la gioia e dopo la messa delle 16 ritornano al centro cantando come matte, vanno a prendere tutti i tamburi che ci sono in casa e tutte le latte che capitano sotto mano e si mettono a suonare e a ballare gridando che Gesù è nato e tutti son nella gioia. La loro gioia semplice è veramente contagiosa e commovente se si pensa a come riescono a dimenticare tutte le loro sofferenze per gioire della gioia del Natale. Auguro a tutti voi questa gioia che il Natale ci dona nella tenerezza di un bambino, il Figlio di Dio che prende su di se tutte le nostre tristezze, tutte le nostre pene tutte le nostre lacrime per trasformarle in gioia, proviamo anche noi a lasciarci prendere da questa tenerezza e da questa fiducia che con Lui, lo possiamo fare perché Lui è piccolo, ma è la Misericordia Onnipotente….. proviamo a chiudere gli occhi a sentirlo nelle nostre braccia … Per il momento la vita scorrente abbastanza tranquilla ma alle ore 18 bisogna essere tutti in casa. è pericoloso trovarsi in strada dopo le 18 quando incomincia il buio, sinceramente io sono contenta che viene la sera, quando finisce la giornata, tutti si ritirano e si può allora riprendere le forze per il giorno dopo, davanti al Signore per la revisione della giornata e per affidargli quella che ci darà domani e poi ci si ritrova a tavola a condividere tutto ciò che è successo prima di chiudere gli occhi per il riposo notturno. Voi che potete andare a Messa a Mezzanotte, gustatela anche per me, un caro saluto e abbraccio con tanti auguri di buon 2009! Ciao a tutti, Natalina |
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NATALINA ISELLA – BUKAVU, REPUBBLICA DEL CONGO
Bukavu, 19 ottobre 2008 [in occasione della giornata missionaria],
Quando vengo in Italia spesso la gente mi pone
questa domanda: Com’è là? In effetti a una
domanda così è difficile rispondere allora mi limito
a dire è tutto diverso, ma quello che mi stupisce è
che spesso la gente aggiunge, ma forse là la gente è
più buona non ha la cattiveria, la maldicenza e
l'egoismo di qui. Questo insistere sul desiderio di
avere dei sentimenti buoni, mi fa pensare al
desiderio che ha la gente di vivere attorniata da
persone buone non egoiste, comprensive
compassionevoli. Tuttavia di questa gente faccio
pure parte anch'io perché non incomincio io a essere
questa persona buona e compassionevole che desidero
vedere negli altri, fare come diceva Heldel Camera
perché lamentarti del buio se puoi accendere la
lampadina? E' proprio questo che vorrei dire come
testimonianza che la vita è dura ovunque anche in
missione, ma ciò che rende bella la vita è
l'abbandono al Signore è il sentire che siamo nelle
sue mani, che qualunque cosa capita non è lì per
crearci dei problemi, ma delle opportunità di
crescita, perché il Signore non vuole che il nostro
bene. Quante volte qui in Italia sono davanti a
delle situazioni molto complesse e dolorose ma che
non so consolare proprio perché il vangelo e la
preghiera non sono visti come una buona notizia che
ci dà forza e coraggio per vivere con serenità la
nostra vita di ogni giorno, per portare il peso del
giorno senza maledire nessuno e senza chiuderci nel
proprio dolore e senza voler esser migliori o più
ben piazzati del vicino. Questo invece è il regalo
che mi fa l'Africa, lo sguardo rivolto alla
Provvidenza, mi aiuta ad andare all'essenziale a
soffrire per ciò che val la pena di soffrire, mi
aiuta a non conformarmi alla mentalità del mondo.
Così quando ho incominciato ad occuparmi delle
bambine abbandonate perché accusate di essere delle
streghe ho sentito una grande forza in me, non ho
fatto troppo ragionamenti sul dopo come sarà ho
incominciato a fare quello che potevo convinta che
aiutare dei bambini a crescere bene sia una cosa
necessaria e doverosa, soprattutto quando sono
abbandonati e non hanno altri maestri che la strada.
Da cosa nasce cosa se ci lascia guidare dalla
Provvidenza. Di queste esperienze di accoglienza di
bambini abbandonati ne sentirete a migliaia perché
sono tante le situazioni di bambini in difficoltà e
di persone che vengono in loro aiuto, ciò che volevo
comunicarvi è proprio solo questo la forza della
fede in un Dio che è sempre con noi che non guarda
alle nostre capacità ma al nostro grido di aiuto che
sgorga dalla nostra indigenza desiderosa di farsi
carico dell'indigenza degli altri, grido che allora
diventa speranza certa di un avvenire migliore,
perché Gesù è con noi, speranza che diventa
trampolino di carità che si esprime in un’infinità
di piccole iniziative a seconda del bisogno. Con la
fede e con la speranza nel cuore, il cuore diventa
capace di amare tutto ciò che incontra compreso il
dolore perché l'amore è attirato dal dolore, dove
c'è un dolore l'amore vuol essere presente, è così
che dolore e amore sono inseparabili, la certezza in
un Dio che ci vuol salvare a tutti costi in Gesù ci
fa diventar tutto più leggero. |
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_ L'INTERVISTA [da D&F n°32 - settembre 2008 dv]
c Natalina, di cosa vi occupate a Bukavu? - Si tratta di una casa che accoglie circa 50 bambine di strada, dai 5 ai 14 anni, accusate di stregoneria e allontanate dalla propria famiglia perché vivono situazioni di disagio. Qui le accogliamo e le educhiamo in vista del reinserimento nella famiglia d’origine e nella comunità di appartenenza. c Come fanno queste ragazze o bambine ad arrivare da voi? - Le portano da noi la polizia d’infanzia, il capo villaggio o la comunità cristiana. Sono bambine spaventate, isteriche per alcuni casi. Ciascuna con la sua storia. Lea per esempio: il papà l’ha affidata ad una famiglia perché doveva andarsene in Burundi. A 6 anni è scappata dalla casa dopo soli due giorni e si è rifugiata sui gradini della chiesa locale e di conseguenza è stata poi portata al centro, dove per lo meno non è maltrattata. Sorte peggiore invece era invece capitata a due bambine che sono state trovate nel deposito della birra dove venivano abusate, prima che venissero accolte nel nostro centro. Una storia invece con un liete fino è capitata ad una ragazzina di 14 anni a cui il padre aveva fatto credere che la madre fosse morta e viveva così con la seconda moglie: qui però viveva male e veniva accusata di essere una strega. Condannata alla lapidazione, è stata salvata in tempo e portata al centro. Non avendo, in fondo, mai visto la tomba della madre attraverso conoscenze siamo arrivati ad uno zio che le ha rivelato che la madre in realtà era viva e così si sono potute riconciliare. Ho assistito ad un abbraccio commovente, tanto che è svenuta dalla commozione nel riabbracciarla dopo così tanti anni. Ha finito l’anno scolastico e poi è andata a vivere con la sua vera mamma, con dichiarazione anche alla Polizia. Mi viene in mente un’altra ragazza, proveniente da una famiglia di alcolizzati: accudiva i nipotini ma erano bambini malnutriti, coi capelli bianchi. Uno di questi bambini è morto per anemia e le hanno dato la colpa e quindi cacciata con l’intenzione di lapidarla. E’ stata anche lei salvata e portata al nostro centro, ma era molto arrabbiata e nervosa a tal punto che strappava i suoi vestiti. c Com’è il rapporto con queste bambine e ragazze? - Non è facile soprattutto per il vissuto straziante che hanno alle spalle. C’è da dire che con le bambine è più facile far fare un cammino e reinserirle nelle loro famiglie; a loro basta farle capire che sono accolte, nel vedere i fratellini per cui hanno profonda nostalgia. Fanno col nostro aiuto un percorso di perdono per togliere lo spirito vendicativo; altrettanto non si può dire per le ragazze più grandi per cui è difficile, perché servono molte cerimonie in quanto sono più testarde, in quanto sono state accusate falsamente da loro. c Ci sono altre realtà come la vostra? - Il nostro centro è solo femminile e ci occupiamo anche di scuola per far loro recuperare gli anni persi e reinserirle al livello giusto. Oltre a noi a Bukavu c’è un centro per i bambini soldato, l’Istituto san Gemma delle suore, ma per lo più sono centri diurni, mentre la nostra casa ospita anche le bambine e le ragazze abbandonate la notte. c Com’è l’impatto con la loro lingua e la religione? - La lingua ufficiale è lo swaili, che ormai ho imparato bene, anche se la pronuncia è difficile e ogni tanto ridono perché alcune parole cambiano di significato in base all’accento che diamo. Per quel che concerne la religione un buon 95% delle bambine non è battezzato; non sanno persino di che religione sono. Per questo al centro ci occupiamo anche della catechesi per far conoscere loro Dio, che è un diritto che tutti noi abbiamo. E’ libera per chi vuole e dopo 4 anni si può accedere al Battesimo col volere anche dei genitori, altrimenti le ragazze devono aspettare i 18 anni. c Da quanto tempo lei si trova lì? - Da 32 anni sono là in missione; dal 1976 e 1996 con Claudia e Lucia (suore laiche di casa san Paolo ndr); poi dal 96 al centri diocesano di Bukavu per la promozione della donna, fino al 2002, quando abbiamo creato questo centro d’accoglienza. E’ proprio con la guerra col Rwanda e il Burundi che è iniziato a nascere il fenomeno dei ragazzi di strada: prima nessuno abbandonava i propri bambini! Ancora oggi risentiamo di qualche guerriglia, poiché essendo in zona di confine, molto profughi si sono rifugiati in Congo e non hanno più potuto farne ritorno. Questi si sono rifugiati nella foresta, ogni tanto escono e fanno razzia nei nostri villaggi. c Quali sono le sue impressioni e sentimenti? - Io do una mano a chi è svantaggiato, per camminare da soli, per dar loro il gusto di vivere, organizzarsi e lavorare. Io non cambio nulla, do solo il mio piccolo contributo. Sono ragazze e bambini con risorse interiori; sono piccole creature che hanno bisogno dell’educazione, in quanto i genitori ai bambini piccoli danno tutto e subito senza paletti e poi verso i tre anni prestano loro molto meno attenzioni. E’ una vita difficile comunque poi per le ragazze: pensare che per essere accettate nella società, seguono la moda di mettersi una parrucca colorata o si mettono il trucco per sbiancare il colore delle loro guance. Ovviamente tutto ciò non è permesso nel nostro centro! c Ed ora quando tornerà? - A fine ottobre tornerò al centro Ek’ebana. |
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Dal D&F n° 11 Lunedì 9 ottobre 2006 Natalina ha incontrato in oratorio il gruppo missionario e una trentina di cernuschesi per raccontare la sua esperienza nella Repubblica del Congo tra Goma e Bukavu, sul confine con il Ruanda, il Burundi e l’Uganda, quindi in una città situata in una posizione geografica estremamente delicata e per questo superaffollata di immigrati. La città si affaccia come una mano sul lago. L’esperienza di Natalina in Africa è lunga, risale al 1976 presso le suore Adoratrici, dove ha lavorato nel settore dello sviluppo e del doposcuola. Gli anni più intensi sono sicuramente stati quelli tra il ‘94 e il ‘96 quando in Ruanda e poi in Congo è scoppiata la guerra e quindi i profughi erano tantissimi. Sono ormai dodici gli anni di guerra che hanno debilitato la gente, e ha portato degrado: ora i servizi come la scuola e l’ospedale vanno pagati e non essendoci lavoro c’è una situazione insostenibile. Si vive, quindi, decisamente con poco. In più il terreno è sabbioso e quindi c’è il pericolo che la città finisca nel lago, per questo vengono costruiti dei muri con delle grosse pietre che richiedono grande sforzo e lavoro da parte di tutti, anche delle donne. Dal ‘98 la suora laica si è dedicata all’alfabetizzazione di ragazze e bambini creando un centro che può al massimo ospitare 54 bambini/e in un piccolissimo spazio. Lei se ne occupa con alcuni animatori e autorità congolesi. Queste bambine, come si è visto dalle foto, arrivano estremamente traumatizzate e angosciate e necessitano aiuto e attenzioni. Vengono abbandonati dalla madri per superstizione, viste come streghe o causa dei loro guai. Natalina e gli animatori, ospitandoli in questo centro, se ne prendono cura con l’obiettivo poi di reinserirle in nuove famiglie. Alcune persone presenti hanno subito chiesto perché non vengono adottate, portate via a queste situazioni di ignoranza e miseria; ma la risposta è stata ferma: è bene che queste bambine crescano in Congo, nella loro terra e possano lì riscattarsi, e questo centro dà loro questa possibilità. Ben più grande il problema che affronta la Repubblica del Congo: un Paese ricco, ma dilaniato dalla guerra e soprattutto per questo i bambini vengono abbandonati. Nelle immagini viste anche una bella insegna dell’associazione ADS, amici di Silvana, che ha perso la vita in uno sfortunato incidente in terra di missione. A Natalina il G.M. ha consegnato una busta, con la speranza viva che col suo amore siano di grande aiuto a questi bambini! Brava e grazie Natalina! |
ALCUNE FOTO PRESSO IL CENTRO D'ACCOGLIENZA
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