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IL TEMPO IN SORTE Per non dimenticare |
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Giovedì 22 gennaio presso la Sala Civica Pertini, a cura della biblioteca Primo Levi di Osnago si è tenuto il primo degli incontri in cartellone dedicati alla giornata della Memoria, Il tempo in sorte, titolo ripreso da una delle frasi di Silvio Ortona, uno dei protagonisti delle vicende raccontate durante l'evento.
Da sinistra Elena Rausa, Milva Caglio, Maria Grazia Caglio e Silvia Giacomoni
L’assessore Maria Grazia Caglio ha aperto la serata, sottolineando quanto sia importante fare memoria per non dimenticare, e ricordando che proprio la biblioteca Civica di Osnago è intitolata a Primo Levi, perché tutti possano ricordare quanto è accaduto per non ripetere più quegli orrori. Presenti alla serata Milva Caglio presidente della commissione Biblioteca, Elena Rausa insegnante di liceo e scrittrice, Silvia Giacomoni, giornalista, scrittrice e autrice della nuova Bibbia Salani, una riscrittura del testo sacro in un linguaggio contemporaneo.
Elena Rausa ha introdotto la serata, presentando ai numerosi spettatori Luciana Nissim, attraverso una serie di filmati che hanno permesso di cogliere appieno la figura di questa donna ebrea. Nissim nacque a Torino da famiglia ebraica, aveva due sorelle Lea e Dindi, quest’ultima amatissima da Luciana. Studentessa modello decise di iscriversi alla facoltà di medicina nel 1937, scelta inusuale per una donna di quell’epoca. Quando nel '38 furono emanate le leggi razziali che vietavano l’accesso alla scuola pubblica da parte degli ebrei, Luciana poté proseguire gli studi proprio perché già frequentante dell’università e si laureò nel 1943. Proprio a Torino strinse amicizie importanti, frequentando la biblioteca ebraica. Il 1938 segnò una svolta nella vita di Luciana, la quale, in un’intervista rilasciata alcuni anni fa, disse: «Mi sentii crollare la terra sotto i piedi. Ho sentito di perdere tutti i punti di riferimento».
Le discriminazioni razziali erano entrate nella sua vita e di tantissimi giovani ebrei che ritrovarono nella biblioteca della scuola ebraica un punto fermo di incontri di scambi di amicizie e di amori. In quell’ambito conobbe Franco Monigliano, uomo di grande intelligenza che poi diventò suo marito, Eugenio Tedeschi, Primo Levi e Vanda Maestro, che diventerà la sua più grande amica. Quando insieme alle rispettive famiglie si trasferirono a Brusson, Vanda e Luciana si inserirono nel gruppo di partigiani insieme a Primo Levi nel paese di Amay. Quando nel dicembre del '43 il gruppo venne condotto nella prigione di Aosta, Levi, Vanda e Luciana nel tentativo di salvarsi si dichiararono di essere ebrei e non partigiani. Questa testimonianza li condusse direttamente nel campo di internamento di Fossoli, dove rimasero fino al febbraio del '44, quando furono caricati sui convogli diretti ad Auschwitz, da dove ritornarono solo Primo Levi e Luciana, mentre Vanda morì. Durante la serata questi avvenimenti sono stati raccontati da immagini e testimonianze tra le quali quella della scrittrice Silvia Giacomoni, amica personale di Luciana Nissim e del marito Franco Monigliano. Silvia Giacomoni è moglie di Giorgio Bocca importante scrittore e giornalista e proprio grazie al lavoro del marito entrambi ebbero la fortuna di conoscere Franco e Luciana e di diventare molto amici, frequentandosi assiduamente sia in Val d’Aosta che a Milano. La Giacomoni ha dato un ritratto di Luciana di una donna forte ironica sarcastica e dura. La descrive come una donna misteriosa ambivalente nelle generosità improvvise e nelle durezze del suo carattere. Ha conosciuto Luciana intimamente, carpendone le sfumature e capendo quando il dolore sia stato un elemento fondamentale nella vita di Luciana tanto da influenzarne amicizie e considerazioni sul prossimo. Secondo la Giacomoni, Luciana non aveva prestato molta attenzione alla vita religiosa, non conosceva il giudaismo. Solo quando ebbe un grande dolore, cioè la morte di Primo Levi e subito dopo quella del marito si risvegliò in lei l’esigenza di approfondire le sue conoscenze e raccontare le sue esperienze. Proprio dal libro I ricordi della casa dei morti sono state tratte alcune letture che hanno suscitato forti emozioni ai presenti, recitate con grande bravura dall’attrice Benedetta Brambilla, accompagnata dalle musiche eseguite dal maestro Moiraghi alla tastiera e dalla violinista Cecilia Musmeci.
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