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IL SILENZIO E LA VOCE Si è aperto con una toccante poesia di Luciano Salvatore Ruggi, Filo Spinato, l’incontro pomeridiano in biblioteca a Cernusco Silenzio e voce, dialogo tra la scrittura di Elena Rausa e la pittura di Laura Beatrice Gerlini. Un appuntamento inserito nelle iniziative per la Giornata della Memoria (27 gennaio) e introdotto dal sindaco di Cernusco Giovanna De Capitani che ha sottolineato l’importanza di mantenere vivo il ricordo e tramandarlo anche alle nuove generazioni. La parola è passata quindi a Dario Vanoli, presidente dell’associazione I Bagai di Binari e responsabile di D&F, mensile e sito di informazione locale, che quest’anno compie dieci anni dalla sua fondazione, nella cui redazione è nata l’idea di questo incontro artistico.
Da sinistra Simona Brivio, Dario Vanoli, Elena Rausa, Giovanna De Capitani, Laura Gerlini, Silvana Ferrario e Marco Bonanomi
Per anni il Silenzio è calato sulla storia, le ferite erano ancora squarci e il tacere era pudore e sopravvivenza. Il tempo però ha fatto cadere questo muro e lasciato spazio alla Voce, divenuta unanime a condanna di quella pagina di orrori e prevaricazioni. Silenzio è anche ciò di cui necessita solitamente un artista prima di dar voce alle emozioni dentro di sé. Così è stato per Elena Rausa, docente di lettere in un istituto scientifico, che partendo da una ricerca storica ha “partorito” idealmente una storia, concretizzatasi col tempo nel libro Marta nella corrente edito da Neri Pozza. Non si tratta in realtà di un libro sulla Shoah, ma la sua protagonista adulta (le protagoniste sono due) è stata deportata in un campo di concentramento e dentro si porta un dolore costante che l’accompagna nella quotidianità. Il romanzo è denso di spunti di riflessione perché è storia, solitudine, intreccio psicologico, sensibilità, ricerca di Dio… E’ abile scrittura che volutamente si differenzia da altre, perché l’alternarsi dei personaggi, non subito identificabili, richiede una maggior attenzione per il lettore. La Voce di Laura Gerlini, invece è la pittura a cui è arrivata spinta solo dal suo istinto creativo, visto che gli studi fatti, Scienze Politiche, l’hanno indirizzata in un primo momento in tutt’altra direzione E nell’istinto Laura si lascia guidare dai vari sentimenti provati e si muove assecondandoli, con il tratto e il colore.
Il dipinto raffigurante Tina Modotti finito di dipingere davanti al pubblico in biblioteca, è nato dopo aver letto il libro di Elena Rausa. La donna del libro le ha ispirato quest’altra figura femminile, completamente diversa e vissuta in periodi differenti, dai mille volti e un’anima un po’ rivoluzionaria che ha sfidato il tempo e i pregiudizi per seguire le sue passioni, compresa la fotografia e la recitazione. Una donna innovativa per quegli anni, nata in Italia ma vissuta a Città del Messico dove ha conosciuto artisti del calibro di Diego Ribeira e della compagna Frida Kalo. Laura ha dato colore al volto di Tina Modotti, riprendendo una sua foto in bianco e nero e ha sfumato i colori con ombre e luci su particolari per lei fondamentali, lasciando però quegli occhi chiusi, forse su una sofferenza nascosta.
articolo di SFerrario foto VSala |